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Un viaggio in Messico non può non includere alcune soste nei siti archeologici più famosi dell’America centrale; Teotihuacan, Palenque, Uxmal, Chichen Itza sono luoghi diventati Patrimonio Unesco e che ogni anno vengono visitati da milioni di visitatori.

Una volta arrivati davanti alle celebri costruzioni a gradoni è impossibile non restare impressionati dalla loro magnificenza; camminando tra i resti di queste antiche città, tra templi e piramidi, si può facilmente immaginare come dovevano presentarsi in antichità questi luoghi.

 I siti archeologici messicani testimoniano ciò che è arrivato fino ai nostri giorni della civiltà Maya e di quella Azteca, le popolazioni che hanno abitato il Messico fino all’arrivo dei “conquistadores” spagnoli.

Il loro sistema sociale era complesso e articolato e, soprattutto, permeato di miti e credenze, alcune delle quali ancora oggi trovano spazio nella società messicana, in particolare nelle comunità indigene sopravvissute alla modernità. Il fascino del Messico è, infatti, largamente legato alle molteplici sfaccettature della sua cultura.

 

Tra divinità maia ed eroi aztechi

Il patrimonio mitologico Maya, arrivato fino ai giorni nostri prevalentemente grazie alle pitture murali che decorano i templi, comprende tutte quelle credenze e racconti che hanno come protagonisti le forze della natura personificate, le divinità e numerosi eroi. Come spesso accade nelle culture antiche, la mitologia è strettamente connessa con gli eventi della natura che, vista la loro potenza, condizionavano la vita di tutti i giorni. Il rapporto con la terra, la nascita del sole e della luna, l’origine di determinati animali costituivano le basi per la creazione di storie e leggende che poi venivano tramandate.

Spesso le popolazioni sentivano la necessità di giustificare o “tenere lontani” eventi nefasti che potevano mettere a rischio la vita o i raccolti, come per esempio le epidemie. Infatti, erano stati proprio i gemelli Hunahpu e Xbalanque a sconfiggere le divinità portatrici di malattie e morte. Similmente era l’eroe del grano a sconfiggere le divinità del tuono e del fulmine, con le quali finiva per stabilire un patto per salvaguardare il raccolto.

In Chiapas circolava la storia di un giovane ragazzo e dei suoi fratelli maggiori che, a causa della loro gelosia, venivano trasformati in maiali selvatici della foresta; il più giovane invece e la madre diventarono il Sola e la Luna.

Il dio supremo dei Maya era il dio del Sole, chiamato Itzamà o Itzamnà; egli aveva inventato la scrittura ed era il protettore di quest’attività. Kukulcan era una divinità altrettanto importante, solitamente rappresentato come un serpente piumato.

Tra le altre divinità largamente rappresentate nei templi c’erano la dea lunare, il dio del mais e il dio della morte.

Molte leggende Maya sono legate alla simbologia animale: c’erano alcuni animali che in particolare avevano dato vita a una serie di storie particolarmente affascinanti. Un esempio è quella del colibrì che era considerato il messaggero tra i mondi: non solo metteva in connessione il mondo umano con quello divino, ma era anche capace di portare dei messaggi dal mondo dei defunti.
Si riteneva che fosse un animale che donasse gioie e fortuna ed era maledetto dagli dei chiunque cercasse di catturarlo.

Anche la mitologia azteca, seppur diversa da quella maya, raccontava le storie di divinità che spesso personificavano elementi della Natura; anche in questo caso il legame con il mondo naturale era molto forte.

Le storie di eroi, dei e animali venivano tramandate per generazioni per andare a creare un bagaglio culturale estremamente ricco e affascinante.

La divinità azteca più importante era Quetzalcoalt, detto anche il “serpente piumato”; la tradizione vuole che fosse un uomo dalla pelle bianca e dalla barba lunga fatta di piume colorate, buono e ricco delle migliori qualità. Era venuto da oltre il mare e aveva insegnato al popolo azteco a coltivare il mais, a costruire gli edifici e a vivere secondo alcune regole. Dopo aver apportato queste migliorie alla società era ripartito via mare, promettendo di ritornare; gli aztechi, quindi, attendevano il suo ritorno.

Il dio Quetzalcoatl aveva il merito di aver insegnato agli aztechi a coltivare il cioccolato: infatti, quando era arrivato sulla terra, aveva portato con sé una preziosa pianta di cioccolato. Gli uomini avevano imparato proprio da lui a prendersi cura di questa pianta divina: sapevano raccoglierne i frutti, macinare i semi per poi creare una magica bevanda scura.

Il modo migliore per conoscere l’immaginario precolombiano è visitare i siti archeologici rimasti, ammirandone in particolare le numerose pitture murali. Guiness Travel organizza delle visite guidate all’interno dei principali siti messicani, accompagnando ai gruppi un’esperta guida locale e l’accompagnatore in partenza dall’Italia.

 

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